Efficienza irrigua significa redditività del mais

La campagna agraria 2017 si è caratterizzata per prolungati periodi di siccità in tutti gli areali maidicoli e temperature elevate, che hanno determinato diffusi sintomi di stress sulla coltura, con una chiara riduzione delle rese produttive. Questi andamenti meteorologici avversi non sono da considerarsi occasionali, dal momento che sono stati registrati con frequenza nelle ultime campagne agrarie (2012, 2015), frequenza che potrebbe crescere nei prossimi anni come conseguenza del cambiamento climatico (EEA, 2017).

I modelli previsionali indicano un crescente aumento delle necessità irrigue per il mais, come effetto combinato di una diminuzione delle precipitazioni estive e dell’aumento delle temperature, che determinano maggiori richieste evapotraspirative dell’ambiente.

L’effetto negativo dello stress idrico sulle rese produttive del mais è noto: i danni maggiori si osservano quando le condizioni di stress interessano il periodo compreso tra l’emissione del pennacchio e la piena fioritura, con un’elevata incidenza di casi di mancata fecondazione della spiga.

Tuttavia, il perdurare di situazioni di deficit idrico nelle fasi di maturazione comporta un successivo ridotto riempimento delle cariossidi. L’insorgenza di stress in fioritura favorisce inoltre l’infezione di Aspergillus flavus e aumenta in modo rilevante la probabilità di alte contaminazioni da aflatossine, favorite anche dalle notevoli temperature e dalla rapida perdita di umidità della granella in campo, con i riflessi ben noti sulle quotazione di mercato. Oltre ai danni sanitari precedentemente ricordati, il rischio e le conseguenze di questi stress risultano vanificare anche le potenzialità produttive degli ibridi di recente introduzione, in grado di adattarsi con significativi vantaggi produttivi ad alti investimenti colturali.

Per far fronte alle maggiori necessità irrigue del territorio sarà necessario sempre di più ottimizzare l’utilizzo idrico e l’efficienza degli interventi, in un contesto di crescente competizione per l’uso dell’acqua tra l’agricoltura e le altre attività economiche e sociali. Tuttavia, la bassa competitività della coltura, evidenziata dalla progressiva perdita di superficie a cui è andata incontro negli ultimi anni, richiede un’analisi attenta dei costi e dei ricavi al fine di individuare le strategie colturali che permettano una più alta efficienza produttiva e un aumento dei margini economici.

Sugli assi del grafico 1 sono riportati i costi a ettaro dei più diffusi metodi irrigui del mais adottati in Pianura Padana e la loro efficienza, espressa come volume di acqua utilizzata dalla coltura rispetto a quello distribuito.

Fonte: L’Informatore Agrario n.9/2018

Sulla base delle considerazioni precedentemente esposte, oggi l’interesse del mondo agricolo è più che mai quello di avere metodi irrigui più efficienti sia in termini irrigui sia economici. Da un’indagine condotta dall’Associazione Maiscoltori Italiani in 22 aziende agricole (grafico 1), l’irrigazione del mais per scorrimento risulta essere la strategia meno costosa, ancorché dispendiosa in termini di manodopera e caratterizzata da una bassa efficienza irrigua.

L’aumento di efficienza irrigua con l’irrigazione per aspersione mediante l’irrigatore autoavvolgente si accompagna a un aumento dei costi, di cui la voce preponderante (40%) è rappresentata dalle spese energetiche per il funzionamento dell’impianto in pressione.

L’ala imperniata o pivot rappresenta a oggi la soluzione in assoluto più interessante, con un’alta efficienza irrigua e costi inferiori a 350 euro/ha, metà dei quali connessi all’ammortamento dell’impianto. Questo metodo irriguo interessa però aziende con ridotti vincoli nella frequenza dei turni irrigui e con dimensioni e conformazioni degli appezzamenti adeguati: quest’ultimo è di fatto il fattore che più limita la diffusione di tale soluzione nel contesto nazionale. Tra i metodi di più recente introduzione per la coltura del mais c’è la microirrigazione o irrigazione localizzata, con l’impiego di ali gocciolanti (manichette) posizionate sulla superficie dell’appezzamento. Questo metodo irriguo, caratterizzato da frequenti interventi con ridotti volumi di adacquamento, ha la più alta efficienza irrigua (> 0,9), ma anche costi attualmente superiori. La spesa per la necessaria sostituzione annuale delle ali gocciolanti è superiore alla riduzione dei costi energetici per le basse pressioni di esercizio e incide per metà dei costi complessivi, a cui si aggiunge l’acquisto della pompa e del sistema di filtraggio. Tuttavia, in condizioni con ridotta disponibilità irrigua o in condizioni difficili, dove l’irrigazione con altri metodi comporta delle limitazioni per il compattamento, o l’erosione del terreno, ecc. l’irrigazione localizzata può risultare vantaggiosa (Galli et al., 2016).

Tale tecnica consente inoltre di effettuare la fertirrigazione, con la distribuzione frazionata dei nutrienti in accordo con lo sviluppo della coltura. L’analisi dei metodi irrigui richiede di tener conto non solo dell’efficienza irrigua e dei costi delle diverse soluzioni, ma necessita di valutare con attenzione anche i vantaggi produttivi nelle diverse condizioni pedoclimatiche e aziendali.

Articolo estratto da “Irrigazione innovativa per resa e sanità del mais” pubblicato su L’Informatore Agrario n. 9/2018 a firma di: Massimo Blandino e Amedeo Reyneri – Dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari Università di Torino, Andrea Pilati – Capac soc. agr. Coop., Cesare Soldi – Associazione maiscoltori italiani

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2024 Assomais, tavolo di confronto per la filiera maidicola • Credits Slowmedia